In questi giorno avevo il timore che forse non sarebbe più stato come prima:le emozioni e i sentimenti che provavo quando le luci sul palco si accendevano e lui iniziava a cantare. Avevo paura di perdere l’unica cosa alla quale in questo momento posso aggrapparmi: la musica, la sua musica.. e se fosse stato cosi non so cosa avrei fatto, mi sarei sentita persa, sola e distrutta.
Ma tutte queste paure
ieri sera all’aprirsi del sipario con lui che arrivava e iniziava a cantare
sono svanite. Mi sentivo come sempre: adrenalina a 1000, voglia di cantare
urlare, saltare e ballare, voglia di incitarlo. E ho iniziato ad assorbire come
un spugna ogni singolo momento, ogni singola nota, parola o movimento perché
volevo imprimerli nella memoria nel caso servissero per “tirarmi su”.
Una canzone dietro
l’altra del nuovo cd che live sembrava prendere forma e vita, e mi faceva in
certi momenti chiudere gli occhi, sognare, e vivere quella musica in quel
preciso momento.
Poi il palco si chiude e
si riapre con il meglio di De Andrè canta De Andrè e li riaffiorano ricordi
indelebili di date trascorse, amici conosciuti e rivisti. Alternava qualche
canzone a qualche battuta, o discorso sul tour, su suo padre su di lui, e io
immobile ad ascoltarlo come bambola immobilizzata. Ma poi prende in mano il
violino, il suo strumento, lo sguardo che ha nel suonarlo ogni volta mi fa
perdere dentro a quel suono e a .. quello sguardo e vorrei che quel momento
fosse interminabile.
E poi quel lungo momento
in cui le luci ricadevano solo su di lui e tutto il resto del palco buio e in
quel preciso istante, se io chiudevo, gli occhi era come se in quel teatro ci
fossimo stati solo noi due e nessun altro: nessun altra voce, nessun altro
strumento, solo noi.
Ma tutto finisce, tutto
ha inizio e una fine e a me non resta che imprimere dentro di me quelle due ore
e mezza di emozioni, pensieri e sentimenti e attendere con ansia il prossimo
giro di boa.
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